Facciata
sec. VII; sec. X; sec. XVII - sec. XVIII; sec. XX (facciata)
L'interno della chiesa si presenta a tre navate con cappelle laterali e con transetto, presbiterio e abside fortemente rialzati. L'assetto attuale è il risultato della ricostruzione settecentesca voluta da Ferdinando IV di Borbone. Il suo aspetto è rispondente al gusto neoclassico del tempo. Sulla retrofacciata, in opposizione al presbiterio e all'abside piatto, nella cui area è un coro ligneo cinquecentesco, è la cantoria poggiata su due colonne di marmo. La facciata, del 1903, è un sobrio esempio di stile neogotico. Essa è caratterizzata da un vasto portico sormontato da una trifora, posta al centro, e da due bifore. Sul frontone, sopra il rosone cieco in travertino (1950), la statua dell'Immacolata, fusa in ghisa. Dalla porta sinistra che fiancheggia il portico, si accede ad un ampio spazio dove sono visibili le colonne con rispettive volte a crociera della primitiva chiesa dell'età medievale.
Sotto il presbiterio vi è la cripta ampliata sul finire del sec. XVI e ornata nel Seicento, di marmi policromi, affreschi e arredi sacri. Ad essa si accede dalle due navate laterali attraverso due ampie scale.
Dal lato sinistro del transetto si accede alla Sacrestia, all'aula capitolare, alla cappella del tesoro e ad altri vani annessi.
La Basilica sorge nel sito in cui nel VII secolo esisteva, fuori le mura della città, la chiesa di S. Maria del Parco ove trovarono riparo i vescovi fuggiaschi di Formia. Ampliata nel X secolo dall'ipata Giovanni Patrizio Imperiale, a seguito del ritrovamento delle reliquie del santo patrono, Sant'Erasmo, e della folgorante vittoria sui Saraceni del Garigliano (915), venne successivamente consacrata dal papa Pasquale II nel 1106. In più parti sono visibili le colonne in marmo della struttura architettonica originaria, un tempo a cinque navate, per alcuni a sette. L'equivoco è nato forse dall'ibrido generato dall'affiancamento di due chiese diverse per forma e ampiezza.
È inserita tra la via Duomo e vico Gaetani in un sistema viario alterato nell'800 e nel dopoguerra - nel centro medievale nelle immediate vicinanze dell'antico forum civitatis (attuale piazza Cavallo) e la via pubblica ampliata nella metà dell'800 nel piano di riassetto urbanistico della zona, voluto dal re Ferdinando II. Sul "forum civitatis" si affacciava anticamente anche il palazzo ducale, del X secolo.
All'interno vi sono molte opere d'arte, come il Cero Pasquale del XIII secolo ornato con bassorilievi dedicati alle vite di Gesù Cristo e Sant'Erasmo, e nella cripta sono sepolti i corpi dei santi Erasmo, Marciano, Innocenzo, Secondino, Porbo, Casto ed Europa. Il suo campanile, alto 57 metri, è di stile arabo-normanno e risale al XII secolo. Al suo ingresso è posto un bassorilievo rappresentante la pistrice che ingoia e rigetta Giona.
Il Campanile
Sul fianco destro della basilica, verso il transetto, vi è l'accesso al monumentale campanile dei secc. XII e XIII, di Niccolò d'Angelo, marmorario romano della famiglia dei Vassalletto. La sua altezza raggiunge i 57 metri. La base, costruita con il reimpiego di materiali edilizi provenienti dai monumenti romani della zona, in particolare dal Mausoleo di Atratino. L'imponente scalea centrale conduce all'interno della chiesa, nell'area occupata da una navata superstite della primitiva basilica, ricca di affreschi e colonne. Su entrambi i lati vi è un sarcofago romano, provenienti dalla zona archeologica di Minturno, come pure i bassorilievi alle pareti, raffiguranti, secondo l'interpretazione abituale, Giona e la balena, e sempre secondo l'opinione del Gaetani, segnali di avvertimento per i bambini nati dell'antica Minturnae, perchè facessero attenzione a non cadere nel fiume su cui era costruita la città, una specie di cave piscem.
Gravemente danneggiato durante l'ultima guerra, come tutta la zona di Piazza Cavallo, il campanile del Duomo, reastaurato, rimane uno degli elementi imprescindibili del panorama gaetano.