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Chiesa della Natività o dell'Ulivo
Facciata sec. XI ? (inizio) - secc. XIV - XIX L'attuale assetto della cappella risale al 1854. Costruita a una sola navata, è parte integrante dell'attiguo palazzo S. Giacomo. Il suo interno, suddiviso in due campate, più il presbiterio, conserva un repertorio decorativo di gusto eclettico ottocentesco. Le coperture sono a crociera, fatta esclusione del presbiterio, su cui si eleva una cupola emisferica a sezione ogiva. Sulla retrofacciata, la cantoria in muratura la quale serviva anche da coro della confraternita dei Bianchi e da sala riunioni. Sul fianco sinistro dell'edificio, la sacrestia e i vani di disimpegno che conducono all'esterno in un piccolo giardino dal quale è raggiungibile il campaniletto posto sulle volte estradossate sull'orlo della facciata laterale. Sul lato destro, l'ingresso secondario, con pregevole portale trecentesco scolpito in pietra locale. La facciata, estremamente lineare e piatta, culmina in un timpano sormontato da una croce metallica fusa. Arricchisce il prospetto un portale tardo-cinquecentesco in pietra. Sulla sinistra del piccolo spazio antistante l'ingresso, un modesto locale con semplice portale in pietra recante, sull'architrave, la scritta: Pro justitiatis 1758. La fondazione della piccola chiesa risalirebbe all'XI secolo per un voto fatto dai pisani che in quegli anni erano occupati a scacciare i Saraceni dai nostri mari. Di essa si ha notizia nei capitoli di riforma degli Statuti civici di Gaeta, in cui si menziona una cappella in essa eretta dal patrizio Marco Antonio d'Albito. Verso la metà del '500 nella chiesa fu annessa la confraternita del Bianchi col titolo della Natività della Vergine, che più tardi provvederà ad assistere e dare sepoltura ai condannati a morte. Per questo motivo nel 1758 verrà costruito il piccolo locale sepolcrale (tuttora esistente) sul lato sinistro del sagrato. Acquistata dal Governo borbonico nel 1792, assieme al palazzo S. Giacomo, venne ridata in uso alla confraternita nel 1826. Verso la metà dell'800 subì una radicale ristrutturazione ad opera di Ferdinando II.
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