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C'era una volta
C'era una volta Gaeta... mito, leggenda, bellezza Boccaccio scrisse che "la marina da Reggio a Gaeta è la più dilettevole parte d'Italia". Per la sua bellezza i poeti l'hanno rivestita di leggende. Così Virgilio fa approdare Enea, reduce da Troia, proprio a Gaeta. Tra il mare, la roccia, il verde dei colli, Gaeta è lo scrigno in cui natura, storia, arte hanno depositato i loro tesori. La catena montuosa che da Minturno volge a ridosso di Gaeta termina a Terracina; è detta degli Aurunci nel primo tratto che va da Minturno alla valle di Pico; nel secondo tratto, che va da Fondi a Terracina, prende nome di catena degli Ausoni. A Terracina gli Ausoni precipitano in mare e sbarrano il passaggio tra Lazio e Campania. A colpi di scalpello e piccone fu aperto un taglio nel Pisco Montano per far passare la strada da Terracina a Gaeta. Prima, per passare dalla pianura pontina a Fondi bisognava salire sul colle S. Angelo e poi ridiscendere. Sotto Monte S. Biagio, sulla Via Appia, c'è un rudere romano su cui il vicere di Napoli Don Parafan de Ribera duca d'Alcalà de los Gonzales fece incidere: "hic sunt fines Regni Neapolitani" aggiungendo: "se vieni da amico, troverai tranquillità e buone leggi". Ci si ferma a pensare quando si giunge al giorno della partenza... e si lascia questa "dilettevole parte d'Italia", anche se il suo fascino è rovinato dalle folle dei vacanzieri, dal rapido spostarsi e fermarsi di automobili, da un "mordi e fuggi" che travolge... ne rimane sempre un pieno ricordo...
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